Sessione parallela 3. Dal dolore alla speranza. La cura della comunità: soggetti, famiglie, lavoro di rete
Interventi: A. Bonomi, R. Pinto, D. Storri. Contributi: M. Gualteroni, E. Buratti . Coordinamento: T. De Grada, M. Ballantini
L’esperienza soggettiva del dolore è profondamente influenzata dal mondo delle relazioni del soggetto, sia di quelle più intime, familiari e amicali, sia di quelle più ampie della comunità sociale di cui fa parte.
La capacità di attivare le risorse e strategie personali per l’elaborazione, l’affronto e l’integrazione dell’esperienza del dolore e del limite nel contesto della vita del soggetto dipende in modo decisivo da come l’intera comunità percepisce e considera, attribuisce o meno valore alla vicenda, a come mobilizza esperienze di solidarietà e di integrazione, assegna le risorse necessarie.
Giocano qui un ruolo di primo piano fattori di ordine educativo e culturale: pensiamo, ad es., all’enorme influenza dello stigma sociale riguardo alcune condizioni patologiche (mentali, ma non solo) nel determinare non soltanto un ulteriore peso di infelicità e solitudine nelle persone ma a limitare la possibilità di accedere a cure efficaci.
Al contrario, si verificano esperienze in cui la comunità si configura come una vera e propria cura, cioè un fattore decisivo per una comprensione e un cambiamento della condizione di sofferenza personale, come ad esempio nell’auto-mutuo aiuto e nel supporto fra pari. Anche l’elaborazione di programmi di sensibilizzazione, di educazione sanitaria o di prevenzione spesso si fonda su esperienze di comunità.
Domande
- In che modo la comunità (le relazioni) gioca un ruolo nell’affronto della sofferenza da parte delle persone?
- Come evolve questo ruolo nel nostro tempo? Quali azioni culturali ed educative utilizzare per valorizzarlo?
- L’esigenza di approfondire il tema dei legami familiari e di rete sociale nelle relazioni di aiuto e di cura, frutto di esperienze vissute, suggerisce ulteriori domande.
- Qual è l’importanza della famiglia nel percorso di cura e con quale modalità di rapporto e coinvolgimento?
- Quali strumenti e metodi possono essere utili per consolidare le competenze dei familiari e renderli soggetti nell’alleanza terapeutica?
- La funzione essenziale delle reti naturali: in che modo la famiglia entra nella rete e crea rete?
- Il familiare formato aumenta la conoscenza dell’esperienza di malattia, che diventa sapere condiviso da comunicare in una rete attiva, organizzata, aperta alla cittadinanza: un’assunzione di responsabilità?
- Quando riconosci nell’altro la positività di un’accoglienza, di una possibilità di cambiamento, di un fattore di speranza, sei a tua volta disponibile ad allearti con lui e a renderti attivo nell’operare e comunicare. Una dinamica di gratitudine è possibile? Come ha inizio questa reciprocità? All’opposto, quali sono i fattori di inefficacia della rete?
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