“Il Soggetto e i Percorsi di Cura”. Presentazione del Convegno – Giorgio Cerati

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In continuità con i convegni “La speranza e la cura” (2008), “Il fattore umano” (2010) e “Un conoscere condiviso” (2012), rivolti agli operatori psicosociali e a chi a diverso titolo è coinvolto nel lavoro sanitario e assistenziale, Medicina e Persona propone – in collaborazione con la Diocesi di Milano – un’occasione ulteriore di riflessione sui nessi tra sapere scientifico e umanistico, tra competenze umane e tecniche nelle professioni e nelle pratiche per la salute, mettendo a tema il rapporto tra soggetti e percorso di cura.

Perché prendere in considerazione una proposta come questa?

L’importanza attuale del tema deriva da una parte dal rilievo epidemiologico crescente dei disturbi psichici, che secondo l’OMS rappresentano in Lombardia il 22% del carico totale legato alle malattie e alla disabilità, con picchi ancor più elevati nelle fasce d’età giovanili e nella depressione come prima causa di carico nella popolazione (superiore anche al disturbo ischemico cardiaco e ai disturbi cerebro-vascolari). Dall’altra, tutta la medicina necessita di un approccio non-meccanicistico, come osservava Sinagra nella bella intervista di Magris (Corriere della Sera, 11.9.14): “spesso noi medici parliamo di relazionalità, empatia, ascolto, senza poi metterli in atto e creando invece un paternalismo che guarda al paziente dall’alto in basso, rendendolo mero oggetto delle decisioni cliniche oppure affidandolo astrattamente alla standardizzazione dei percorsi, agli algoritmi, perdendo di vista l’individuo concreto e il suo vissuto, sempre unico e irripetibile”. 

Il pericolo attuale di una progressiva sottrazione delle competenze del soggetto si confronta dunque con la crescente tendenza e/o esigenza di standardizzazione delle pratiche in sanità.

Il Convegno prende le mosse dalle più recenti elaborazioni sui “percorsi di cura” nelle patologie mentali e sviluppa il tema del “soggetto”, che oggi rischia di essere considerato in termini progressivamente più riduttivi. Sono tematiche profondamente connesse, centrali nella problematica psico-sociale e nell’operare sanitario, sempre conteso tra rilievi oggettivi e componenti soggettive: la dinamica stessa della presa in carico del paziente si snoda sull’asse della relazione tra soggetti e si correla con la predisposizione di percorsi di cura definiti, non sempre adeguati all’irrompere di nuovi bisogni, che arrivano agli operatori sanitari spesso come emergenze e riguardano diverse condizioni di vita (giovani, sessualità, agiti violenti…). 

Attraverso le riflessioni di relatori di prestigio, attenti al desiderio e al dramma dell’uomo oggi, l’intento è di contribuire a poter di nuovo fondare relazioni di cura, di aiuto, di prossimità, di accoglienza, e parlare dell’io – il soggetto -, un io in rapporto con l’altro e con la propria libertà, capace di mobilitare le risorse creative e terapeutiche – i percorsi di cura – necessarie alle persone. 

Il Convegno, oltre a valorizzare la funzione della comunità, la partecipazione dei corpi intermedi e del terzo settore – ad es. con esperienze impegnate nell’assistenza, cura e riabilitazione di adulti e minori -, è aperto all’interesse di operatori professionali e non desiderosi di scoprire come ai fattori tecnici si associno quelli umani a elaborare e proporre validi modelli di intervento nell’affronto dei bisogni emergenti. 

Di qui il delinearsi del programma di queste giornate, i cui protagonisti sono tutti i presenti, grazie al clima di dialogo e di amicizia che caratterizza i nostri convegni e li rende realmente fruibili.

La sessione inaugurale prevede un Dialogo introduttivo ai lavori del convegno, animato da colleghi tra i più esperti e competenti quali Antonio Lora e Mauro Percudani, che moderati da Emiliano Monzani, lanciano uno sguardo su Lo stato dell’arte nei percorsi di cura per le patologie psichiche: dalla prevenzione alla diagnosi ai trattamenti psico-socio-farmaco-terapeutici. Affrontiamo così il tema dei percorsi di cura, primo aspetto da cui vogliamo partire. 

La prima sessione, venerdì 17 ottobre, è dedicata ad approfondire la tematica centrale della nostra riflessione, che focalizza alcune questioni sul soggetto. Il soggetto umano e la sua differenza, tra antropologia, fenomenologia e neurobiologia: la coscienza dell’io, l’intersoggettività, la clinica. Per svolgere la complessità, anche teorica, dell’argomento abbiamo chiesto l’intervento di personalità di assoluto valore nei loro rispettivi campi di interesse, certi di essere arricchiti dalla diversità degli approcci: Martin Echavarria, Leonardo Fogassi, Luigi Boccanegra, coordinati da Mario Binasco.

La sessione pomeridiana di venerdì porta la nostra attenzione inizialmente su aspetti di pregnante attualità sui quali le persone, gli operatori, i soggetti in campo si confrontano in continuazione e in termini impegnativi. Il ‘disagio della civiltà’ e della persona oggi, nella frequenza di agiti disperati, nella crisi del desiderio e dei legami familiari: dalla sofferenza alla domanda di cura, alle risposte possibili. Relatori di prestigio hanno accolto invito di contribuire a delineare i tratti sfaccettati del tema: Vittorino Andreoli, Giancarlo Ricci e Giancarlo Tamanza, con Eugenia Scabini a coordinare la sessione insieme a Gerardo Bertolazzi. 

Segue una Lettura Magistrale d’eccezione, sia nel metodo del dialogo, sia nel contenuto, con uno sguardo ecclesiale sulla cura proposto da Mons. Luca Bressan, che su indicazione dell’Arcivescovo Card. Scola ha dato tra l’altro un graditissimo contributo alla preparazione del convegno stesso.

Sabato 18 ottobre: la sessione conclusiva del convegno – aperta da due relazioni di sicuro interesse per la pratica di noi tutti, proposte da Paola Soncini e Bernhard Scholz, con il coordinamento di Lia Sanicola, Ambrogio Bertoglio e Marco Bertoli – rappresenta certo la testimonianza di un presente ricco di una fioritura di iniziative ma è anche fonte di speranza e di un’apertura al futuro. Infatti la Tavola Rotonda, i percorsi di cura, la relazione tra soggetti, la comunità: tra relazioni di prossimità, bisogno di significato e procedure di presa in carico, partendo da esperienze di realtà vive – quali Filo d’Arianna, Fondazione Don Gnocchi, Casa della Carità, Associazione iSemprevivi, Consultori per la famiglia, Progetto Dopo la Malaombra, Associazione Diversamente, La Nostra Famiglia, Fondazione As.Fra. – offre indicazioni per la strada da percorrere dopo il convegno, quella di approfondire il tema della cura. 

Di lì appunto prese la mosse la preparazione del Convegno 2016 La cura al confine. Le relazioni di cura tra incontro e cultura dello scarto (JMP 2017 – 1). 

 

Giorgio Cerati

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